Greco di tufo


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In questi giorni sono stati pubblicati i nomi dei finalisti italiani del “Concours européen des Ambassadeurs du Champagne” 2011 sono Andrea De Agostini, Andrea Gori e Maurizio Zanolla. Otto i Paesi partecipanti: Germania, Belgio, Spagna, Francia, Gran Bretagna, Italia, Paesi Bassi e Svizzera. A questo proposito voglio pubblicamente ringraziare il Centro Informazioni Champagne per l’Italia che ha valutato la mia candidatura all’altezza di partecipare alla finale nazionale. I miei due “avversari” sono dei grandi professionisti e la loro competenza in materia rende la sfida ancora più difficile ma al contempo mi inorgoglisce ed emoziona.

Ma non divaghiamo troppo e torniamo alla nostra rubrica.

Continuiamo il nostro viaggio tra le DOCG a bacca bianca anche se in questo periodo le temperature non sono troppo elevate e si consumano volentieri anche i vini rossi (almeno nel territorio del Chianti).
Il nostro itinerario, dopo la Sardegna, ci riporta nella penisola e più precisamente in Campania per parlare del Greco di Tufo. Questo vino, prodotto principalmente con uve del “vitigno Greco”, prende il nome dalla sua area di produzione, una zona limitata dell’Irpinia che comprende i comuni di Tufo, Altavilla Irpina, Chianche, Montefusco, Prata di Principato Ultra, Petruro Irpino, Santa Paolina e Torrioni.
Il Greco, vitigno antichissimo derivante dall’Aminea Gemina (Aminea gemella), importata in Italia dai Greci, prende il nome da Amineo, località della Tessaglia e dal fatto che presenta grappoli di uva accoppiati proprio come gemelli. La sua coltivazione si diffuse prima nella provincia di Napoli e successivamente in alcune zone della provincia di Avellino, il cui terreno ricco di zolfo ed altri minerali risultò adatto alla coltivazione di tale vitigno. L’esistenza di questa uva è dimostrata dal ritrovamento a Pompei di un affresco appartenente al I secolo a.C. dove veniva espressamente nominato il “vino greco”; altre testimonianze significative sono documentate negli scritti di Plinio il Vecchio il quale asseriva “in verità il vino Greco era così pregiato, che nei banchetti veniva versato solo una volta”, facendo riferimento all’alto valore di questo vino, molto amato per il suo gusto delicato. Anche Virgilio, Catone, Columella e Marrone, nelle loro opere elogiano le qualità di questo vitigno annoverandolo tra i migliori vini prodotti in Italia. Questo vitigno predilige i terreni profondi, sciolti di origine vulcanica e arenaria, ricchi di minerali; ha un grappolo doppio, con acini sferoidali di media grandezza di un colore giallo dorato con sfumature verso l’ambra, dalla parte maggiormente esposta ai raggi del sole.
Il “Greco di Tufo” ha ottenuto la DOC nel 1970 e la DOCG nel luglio 2003. Il disciplinare di produzione prevede che questo vino debba essere prodotto da uve Greco (min. 85%) e Coda di volpe bianca (max 15 %) con una resa massima di 100 qli/Ha.
Da quest’ultimo vitigno si ricava un vino dal sapore leggermente abboccato, leggero che, con l’invecchiamento assume un sapore asciutto, di buona gradazione alcolica e povero di corpo; generalmente concorre nella produzione di altre DOC campane quali: Campi Flegrei, Sannio, Taburno, e Vesuvio.
Le principali caratteristiche del Greco di Tufo sono:
– colore: giallo paglierino più o meno intenso, con riflessi dorati;
– odore: gradevole intenso, fine, caratteristico con sentori di frutta fresca, pera e pesca, con un finale minerale;
– sapore: asciutto, pieno, una buona sapidità, gradevole di gusto fresco e armonico.
Questo vino può essere anche prodotto nella versione spumante e si presenta:
– spuma: fine e persistente;
– colore: giallo paglierino più o meno intenso con riflessi verdognoli o dorati;
– odore: caratteristico, gradevole, con delicato sentore di lievito;
– sapore: sapido, fine e armonico, del tipo «extrabrut» o del tipo «brut».
In cucina gli abbinamenti ideali sono: antipasti magri, zuppe, primi piatti di pasta, pesce (insalate di mare, alici marinate, trota, merluzzo, orata), fritti di verdure, frittate, torte di verdura, carni bianche e nelle tipologie più strutturate anche con pappardelle ai funghi porcini e formaggi caprini o erborinati.
L’abbinamento tradizionale è con pasta e cavoli e con la spigola in bianco.
La temperatura di servizio ideale è di 10°C- 12°C, nella versione spumante 9-10° C e come aperitivo va servito a non più di 6°C.



Categorie:"Vino e dintorni" By Andrea De Agostini

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